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Cosa succede quando muore il Papa

Il 21 aprile 2025, animato dai festeggiamenti per la Pasquetta e per il Natale di Roma, ha portato però anche una triste notizia: la morte di Papa Francesco.

Che succede ora? Cosa si fa alla morte del Papa?

Te lo diciamo noi!

UN’ANTICHISSIMA LITURGIA

Il camerlengo (cardinale o arcivescovo che gestisce gli affari del Papa in sua assenza o nel periodo di “sede vacante”) ha il compito di constatare ufficialmente la morte del Papa, alla presenza del Decano del Collegio cardinalizio e del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche.

La tradizione vuole che chiami il Papa per tre volte col nome di battesimo, per poi pronunciare la frase in latino “Vere Papa mortuus est” (“Veramente il Papa è morto”). Questa usanza, però, è stata abbandonata nel 1878 e oggi la morte del Pontefice è decretata da un medico. Il camerlengo stende un velo sul volto del defunto, poi gli sfila l’anello piscatorio dalla mano destra, simbolo del pontificato: ogni Papa ne ha uno personale, che viene poi fatto spezzare.

Vengono apposti, sempre dal camerlengo, i sigilli alle stanze del pontefice e viene data notizia al mondo. Il portone di bronzo di San Pietro viene chiuso a metà e le campane suonano rintocchi a martello. Inizia la sede vacante.

La morte del Papa è seguita dai “Novendiali”, nove giorni di lutto e preghiere in suffragio dell’anima del defunto.

Intanto, il corpo del Papa viene trasportato nella Cappella Sistina, in processione: qui viene imbalsamato e vestito con i paramenti sacri (la mitria bianca, la casula rossa, il pallio di lana bianca con croci nere). La salma viene esposta su un catafalco ai fedeli per tre giorni.

Il funerale papale, la Missa poenitentialis, viene poi celebrato in San Pietro.

Il corpo del Pontefice viene posto in una triplice cassa di cipresso, piombo e noce: prima che sia chiusa e sigillata, il viso viene coperto da un drappo di seta.

Al termine del rito, la bara è portata nella tomba sotto la basilica nelle «Grotte Vaticane», dove sono conservati i resti della maggior parte dei precedenti pontefici.

UN PAPA RIVOLUZIONARIO

Papa Francesco, però, sin dagli inizi del suo pontificato si è rivelato essere un Papa rinnovatore delle tradizioni: al momento dell’elezione, aveva scelto di non adottare alcune tradizioni nelle vesti papali, come le classiche scarpe pontificie rosse, che aveva sostituito con le “sue” scarpe nere; la croce d’oro papale era diventata una croce d’argento, mentre la sua fascia dell’abito non presentava mai lo stemma papale.

Allo stesso modo, ha introdotto diverse novità alla cerimonia funebre pontificia, poiché, come dichiarato dal cardinale Diego Ravelli, “Papa Francesco ha chiesto, come dichiarato da lui stesso in diverse occasioni, di semplificare e adattare alcuni riti in modo che la celebrazione delle esequie del Vescovo di Roma esprimesse meglio la fede della Chiesa in Cristo Risorto. Il rito rinnovato, inoltre, doveva evidenziare ancora di più che le esequie del Romano Pontefice sono quelle di un pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo”.

Bergoglio ha dunque semplificato il rito funebre, prevedendo una veglia, e non due, e nessuna cerimonia per la chiusura della bara. Il suo corpo non sarà più esposto alla venerazione dei fedeli su un catafalco, ma su una semplice bara di legno aperta, «con dignità, ma come ogni cristiano».

Scrisse nel suo testamento, datato 29 giugno 2022: «Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura».

Non le Grotte Vaticane, ma la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove Francesco tornava ogni volta prima di rientrare in Vaticano. «La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore». 

All’interno della Basilica, lungo la navata sinistra, dopo la statua della Regina della Pace, c’è «una stanza in cui conservavano i candelabri»: «Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato», ha scritto Francesco.

 «Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus».

 VERSO IL CONCLAVE

 Ci si prepara per il Conclave, che porterà all’elezione del successore di Bergoglio. I cardinali con meno di 80 anni si ritirano nella Cappella Sistina, che viene sigillata per garantire la segretezza del voto e non possono avere contatti con l’esterno.

Anche qui il protocollo è preciso e definito: i Cardinali scrivono il nome del loro candidato su una scheda, la piegano e la depositano in un calice.

Si passa allo scrutinio delle schede: se nessuno ottiene la maggioranza (due terzi dei voti), le schede vengono bruciate. La fumata nera che viene prodotta, annuncia al mondo che il nuovo Pontefice non è ancora stato decretato.

Se, al contrario, si raggiunge un decreto unanime, ecco che le schede vengono bruciate con paglia secca, in modo da produrre la celebre fumata bianca.

Il cardinale protodiacono annuncia al mondo dalla loggia di San Pietro la famosa frase “Habemus Papam“, seguita dal nome del nuovo Pontefice che, affacciandosi dalla loggia, impartirà la benedizione “Urbi et Orbi”.

Giulia Faina

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