“Giulietta mi è parsa subito una misteriosa persona che richiamava una mia nostalgia di innocenza. Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze la cui chiave è Giulietta. Mi prende per mano e mi porta in zone dove da solo non sarei mai arrivato.[…]
Il nostro primo incontro io non me lo ricordo, perché in realtà io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta”
Queste sono le parole del regista Federico Fellini riguardo alla storia d’amore con la moglie Giulietta Masina.
Ma nella realtà, Fellini ricordava bene il loro primo incontro.
E’ il 1941 e Fellini, arrivato qualche anno prima a Roma senza un soldo ma con grandi speranze, lavora come autore radiofonico per l’EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche.
Per l’EIAR ha ideato e scritto un programma, dal titolo “Cico e Pallina”, sulle avventure di due giovani innamorati dall’animo ingenuo.
A prestare la voce a Cico è Angelo Zanobini, attore e conduttore, mentre nel ruolo di Pallina c’è lei, Giulia Anna Masina, una giovane attrice esordiente originaria di San Giorgio di Piano, un paesino vicino Bologna.
Durante una visita di lui agli studi dell’EIAR – all’epoca situati in Via delle botteghe oscure – i due si conoscono: Federico rimane immediatamente colpito dall’accento romagnolo di lei, che lo descrive così: “Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. E’ tutt’occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori.”
Lui, 22 anni, dice di lei:
“E’ un peperino piccolo piccolo; mi piace tanto, mi fa tanto ridere.”
Ed ecco la prima fellinata: con la scusa di un film su Cico e Pallina, Fellini riesce a rivedere Giulia, Giulietta, come la ribattezzerà da quel momento. Le chiede una sua foto, per poter valutare se la giovane fosse adatta al ruolo di Pallina anche sul grande schermo.
Il film ovviamente non era neanche lontanamente nei piani di nessuno, ma appena nove mesi dopo i due sono marito e moglie.
E’ il 30 giugno del 1943 e la cerimonia, piuttosto sobria e con pochi invitati, si svolge nella casa della zia di lei, in via Luttezia 11. Giulietta aveva cucinato tutta la notte i piatti preferiti di Federico: lasagne e zuppa inglese come torta nuziale. Come testimoni, l’attore Vittorio Caprioli per Giulietta e il pittore Rinaldo Geleng, grande amico di Federico per tutta la vita. Il fratello di Fellini, Riccardo, canta l’Ave Maria di Gounod. Giulietta ha un cappellino con degli uccellini sopra e un vestitino molto sobrio, non può permettersi altro: i due sono sposi di guerra, e lui ha disertato il servizio di leva per sposare Giulietta. La coppia non va in viaggio di nozze, ma subito dopo la cerimonia nuziale si reca a teatro, dove li aspetta una sorpresa.
Qui sta muovendo i primi passi un attore che farà poi la storia del cinema italiano: Alberto Sordi. Sordi, appena li vede, fa fermare tutto, fa accendere le luci in sala e dice: “Cari amici, caro pubblico, stanno per entrare in sala due amici che oggi si sono sposati: Federico e Giulietta. Di loro sentirete parlare.”
E senza saperlo, Alberto ha appena fatto una profezia.
L’Italia comincia a sentir parlare di Fellini e di Masina. I due giovani sposi, però, subiscono un lutto: perdono il loro primo e unico figlio, Federichino, che muore dodici giorni dopo la nascita. In seguito, Giulietta dichiarerà: “Non aver avuto figli ci ha fatto diventare figlio e figlia dell’altro, così ha voluto il destino.”
Inseparabili anche nel cinema, dove – almeno all’inizio – le loro carriere si muoveranno di pari passo. Le prime esperienze sui set di Rossellini e Lattuada, per arrivare poi finalmente alla grande occasione: il film La Strada, che per Federico è un vero e proprio omaggio all’amata moglie.
La Strada racconta di due strampalati artisti di strada che girano l’Italia nell’immediato dopoguerra. Il film viene inizialmente rifiutato da tutti i produttori, così come la scelta di Giulietta per il ruolo della protagonista, la dolce e ingenua Gelsomina, venduta allo zingaro Zampanò per diecimila lire, un fiasco di vino e un cartoccio di mortadella. Ma Fellini è irremovibile, e dopo aver visionato il provino, anche il produttore Dino de Laurentiis si convince che quello scricciolo è la scelta giusta. Nel ruolo del protagonista maschile, il rude Zampanò, viene scelto il divo hollywoodiano Antony Quinn. Il budget per il film è scarsissimo, tanto che Antony Quinn dovette adattarsi ad un cachet di fortuna. Non fu un problema per l’attore americano, il quale aveva già intuito lo spessore artistico della pellicola, tanto che molti anni dopo scrisse a Giulietta e a Federico: “Voi rimanete il punto più alto della mia vita.”
Il film varrà a Federico il primo Oscar al Miglior film straniero, replicato appena l’anno dopo con Le notti di Cabiria, in cui di nuovo Giulietta è musa e eccezionale protagonista. Sarà lei a ritirare questo secondo Oscar, come abbiamo già raccontato in un altro articolo.
Le numerose scappatelle di lui – di cui pare lei fosse perfettamente a conoscenza – non hanno mai scosso l’equilibrio di questa coppia indissolubile, così come non lo ha fatto neanche il presunto tradimento di lei con l’attore Richard Basehart sul set de La Strada, scoperta recente raccontata nell’autobiografia dell’attrice Valentina Cortese, all’epoca sposata con Basehart.
A Giulietta, Federico dedica tutti i suoi traguardi più importanti: torna a dirigerla in Giulietta degli spiriti, primo film a colori del regista, grazie al quale Giulietta vince il Nastro d’Argento.
Nel 1985 lavorano di nuovo insieme nel film Ginger e Fred, la storia di due ex-ballerini di tip tap attempati, popolari ai tempi della guerra, che vengono invitati in un programma che sacrifica i contenuti all’audience. Accanto a Giulietta, l’amico di sempre, Marcello Mastroianni. Il film è ancora una volta un omaggio alla moglie, finalmente un film in cui poteva ballare. Scherzando, Giulietta dice a Federico “Non potevi scrivermi questo film trent’anni fa?”. Il film le vale l’ennesimo David di Donatello come miglior attrice protagonista.
Nel 1993 il premio più importante, il riconoscimento per il suo straordinario apporto al cinema mondiale: l’Oscar alla carriera. E anche in questo caso, il premio non è che una scusa per omaggiare nuovamente lei, la sua musa, l’amore della sua vita, Giulietta.
Annunciato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni, i due attori italiani più famosi nel mondo, Fellini fece uno dei discorsi più apprezzati e commoventi degli Oscar:
“Per favore, sedetevi, restate a vostro agio! Se c’è uno qui che deve sentirsi un po’ a disagio, quello sono io. Vorrei avere la voce di Placido Domingo per dirvi un lungo, lungo grazie. Che posso dire? Bè, non me lo aspettavo davvero… O forse sì, ma non prima di altri venticinque anni! In ogni caso, è meglio che arrivi ora. “Vengo da un paese e appartengo a una generazione per i quali l’America e il cinema erano quasi sinonimi, e ora essere qui con voi, miei cari americani, mi fa sentire a casa. Voglio ringraziarvi tutti per questa sensazione.
In queste circostanze è facile essere generosi e ringraziare tutti. Vorrei naturalmente, prima di tutto, ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me. Non posso nominare tutti, quindi lasciate che faccia un solo nome, quello di un’attrice che è anche mia moglie. Grazie, carissima Giulietta, e per favore, smettila di piangere!”.
Il discorso è ancora più denso di significato se si pensa che di lì a poco Fellini sarebbe morto, all’età di 73 anni.
Federico e Giulietta si ammalano quasi contemporaneamente, una lunga agonia che li porta a morire a pochi mesi l’uno dall’altra. Una fine rapida e violenta per lui, causata da un infarto che pone fine a una serie di ictus. Più lenta e straziante per lei che, malata di tumore ai polmoni, aveva deciso di non continuare la terapia, forse decisa a lasciarsi andare insieme al suo amato Federico.
Fellini muore il 31 ottobre del 1993, il giorno prima, in ospedale, i due avevano festeggiato i 50 anni di matrimonio.
E’ lei ad organizzare i funerali e la camera ardente nel Teatro Cinque di Cinecittà, il più grande d’Europa. Lei, ormai priva di forze, assiste alla cerimonia degli addii il 3 novembre nella basilica di Santa Maria degli Angeli. Da quel giorno Giulietta comincia a morire. Si spegne il 23 marzo del ’94.
Ancora oggi riposa con l’abito da sera di paillettes che indossava la notte degli Oscar. Tra le mani una foto di Federico sorridente ed una rosa rossa.
Giulia Faina
Visita guidata tematica: La “Dolce Vita” di Fellini tra i vicoli di Roma