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La mano del destino

Due rioni, Campo Marzio e Monti, legati da una persona: Costanza Conti de Cupis

Giovane, bella ed elegante, discendente diretta del duca Torquato Conti, sposò Antonio Valena, pronipote del cardinale Giandomenico De Cupis e con lui si trasferì a Roma, in un sontuoso palazzo (oggi Tuccimei) situato al centro della città eterna, una delle tante meraviglie di piazza Navona a cui si rischia di non prestare attenzione. Il lato posteriore del palazzo è visibile a destra della chiesa di sant’Agnese (guardando la facciata). L’edificio oggi ospita un bar-ristorante, ma una volta, nel Settecento e nell’Ottocento, era la sede di un famoso teatro di burattini, il teatro Ornani (poi Emiliani), con le rappresentazioni dei pupi siciliani, che a Roma venivano dette “infornate”.

La nascita del palazzo risale al XVI secolo, quando Giandomenico de Cupis (nominato cardinale nel 1517) ampliò le proprietà che la famiglia aveva nell’area di piazza Navona già dal secolo precedente, quando da Montefalco si era trasferita a Roma, formando così l’attuale complesso. Lo stemma della famiglia de Cupis, caratterizzato da un ariete rampante, è ancora visibile sulla facciata del palazzo prospiciente via dell’Anima, scolpito a bassorilievo sul grande portale bugnato.

Torniamo a Costanza: corredavano la sua bellezza delle mani splendide e delicate, esperte nell’arte del ricamo e bianchissime. Erano tanto perfette che un artista, Bastiano Alli Serpenti – perché aveva bottega in Via dei Serpenti, cioè nel Rione Monti – volle farne un calco in gesso per eternarne la bellezza.

Costanza peccò di vanità e accettò di posare per lui.

In un’epoca in cui i social non esistevano ancora, un semplice ma pur sempre efficiente passaparola bastò a rendere quelle mani famosissime: esposto nella bottega, adagiato su un cuscino di velluto, il calco della mano di Costanza richiamò una gran folla che, non potendo ammirare di persona le famosissime mani della donna, ogni giorno si accalcava davanti a quella vetrina per ammirare la fedele riproduzione di quella mano splendida, quasi fosse una reliquia sacra.

E un giorno anche un frate domenicano, predicatore in San Pietro in Vincoli, non seppe resistere alla curiosità. Di fronte a tanta perfezione, disse che quella mano era talmente bella che, se fosse appartenuta a una persona reale, avrebbe corso il rischio di essere tagliata per gelosia.

Il commento superò i confini del Rione Monti e giunse alle orecchie di Costanza. Da “persona reale”, profondamente religiosa, rimase tanto impressionata da quelle parole da sentirle su di sé come una sentenza.

Si rinchiuse in casa, troncò ogni rapporto con il mondo esterno, nel timore che la profezia potesse avverarsi e si dedicò a ricamare paramenti sacri quasi a voler espiare quel peccato di vanità che l’aveva indotta a posare per l’artista di Via dei Serpenti.

Nel suo Palazzo di Piazza Navona, Costanza ricamava giorno e notte…

Ma un giorno, poco lontano da quel verdetto, si punse un dito con l’ago: la ferita si infettò ed andò in cancrena, tanto che si rese necessario amputarle la mano.

Ma non bastò.

La cancrena si propagò nel suo corpo e la giovane donna morì qualche settimana dopo.

C’è chi giura che ancora oggi, quando la luna fa capolino e i suoi raggi illuminano la facciata, chi si trova a passare sotto Palazzo de Cupis, lungo via dell’Anima, possa vedere l’impronta di una mano bianca ed affusolata dietro i vetri di una finestra del primo piano e il suo spirito che vaga per il palazzo alla ricerca di una pace perduta.

Questa triste vicenda nei decenni a seguire venne tramandata di padre in figlio, assumendo i connotati di una leggenda, tant’è che qualcuno ha tentato di dare una spiegazione al “fenomeno” della mano di Costanza sostenendo che una statua della Fontana dei Quattro Fiumi, precisamente quella del Rio de la Plata che ha un braccio alzato, in particolari condizioni di luce rifletta la sua ombra sui vetri della casa della ricamatrice.

Ma sono stati fatti tutti i tentativi possibili per ricostruire il fenomeno, senza tuttavia ottenere alcun risultato: la casa di Costanza e la fontana del Bernini con le sue statue sono completamente fuori asse perché l’ombra della mano del Rio de la Plata possa proiettarsi sul vetro della finestra…

Leggenda o no, quella mano dal triste destino, è giunta fino a noi.

Anna Maria

 

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